Milano 2014
tra nostalgia e curiosità

di Marco Cesana

Mercoledì 16 aprile stavo prendendo la metrò a Moscova, quando guardando verso porta Garibaldi il nuovo skyline di Milano, ho deciso di fare due passi verso la mia vecchia scuola, il mitico Liceo Artistico Statale II di Milano, di fronte a piazza XXV Aprile. Purtroppo il Liceo oggi non ha più quella sede così affascinante di allora: un palazzo fascista con grandi stanze ottimamente illuminate, ma è stato spostato in periferia in una struttura che per quanto ho potuto vedere non ha alcun fascino ne attinenza con la materia artistica che vi si insegna.

Ho amato i muri della mia scuola, pareti sulle quali ci si poteva lasciare dei messaggi e dove resistevano i murales delle generazioni di studenti precedenti, compreso quelli delle contestazioni anni settanta. Era una struttura adatta ad una scuola d'arte, dove per mancanza della palestra qualche volte si andava a fare educazione fisica al parco Sempione.

Era bello anche guardare fuori; tutte le scuole del mondo dovrebbero essere dotate di un paesaggio con il quale distrarsi. Da un lato, verso l'esterno, c'era la piazza XXV aprile con il suo viavai di traffico convulso. Dall'altro, verso l'interno, c'era la calma rilassante del cortile quattrocentesco dell'ex convento dei padri Agostiniani, trasformato poi in scuola materna.

Ma una scuola d'arte a due passi da Brera era veramente il massimo. Si trattava di percorrere 10 minuti a piedi prendendo la strada del cinema Anteo (che fortunatamente c'è ancora) verso il tombun de San Marc, quindi via Solferino e via Brera. Ma anche la piazza di porta Garibaldi, corso Como e più a nord la zona di Isola, con la stazione delle FFSS, aveva il suo fascino. Ora tutta questa zona si è trasformata radicalmente. Così mi sono mosso tra nostalgia e curiosità per le strade della mia Milano liceale.

Innanzitutto ampie porzioni sono state riservate ai pedoni con l'inserimento anche di alberature. Lo Smeraldo è diventato la sede di Eataly, mentre ai miei tempi era passato da prestigioso teatro a cinema-teatro a luci rosse. Ma soprattutto la città è cresciuta in altezza. Tutta la zona si è riempita di torri che sembra di assistere ad un nuovo medioevo. Non più signori che gareggiano per la gloria del proprio casato, ma grandi banche, sedi di compagnie d'assicurazione, uffici ed anche residenze di prestigio, hanno occupato le vaste aree edificabili delle ex varesine (il luna park di Milano) e i prati tra la stazione e il palazzo comunale dove ogni anno sostava il circo. Poco distante anche la Regione ha realizzato una nuova sede con relative torri, su progetto a firma Pei Cobb Freed & Partners. Milano era la città del grattacielo Pirelli che accoglieva il visitatore fuori dalla stazione centrale, e della torre Velasca, così moderna nella sua sagoma antica. Ma ora anche la guglia della madonnina non è più l'unica ad attrarre l'attenzione dei milanesi, perché un'altra guglia che rappresenta un'esplicita citazione delle guglie della cattedrale, domina la città dall'alto della torre Unicredit dell'architetto argentino Cesar Pelli.

Il complesso degli edifici Unicredit è concepito attorno ad una piazza con delle fontane e giochi d'acqua, posta ad un livello superiore rispetto alla strada. Sia dal punto di vista urbanistico, sia dal punto di vista architettonico, trovo che si sia ottenuto un risultato di livello superiore, qualche cosa di cui la città possa essere fiera. Soprattutto perché non si tratta solo di un'architettura importante, ma fortunatamente (e finalmente) di un'architettura non fine a se stessa e autocelebrativa, ma un luogo, la piazza Gae Aulenti appunto, a disposizione dei milanesi. A nord-est la piazza si apre in terrazza consentendo uno sguardo ampio verso la città. Da qui si vedono per l'appunto le nuove torri per uffici e quelle residenziali unitamente ai vecchi edifici direzionali degli anni cinquanta e sessanta della Milano del boom economico.

Non solo torri per uffici. Sono sorti anche due edifici dal nome suggestivo: bosco verticale. Architettonicamente si tratta di un lungo parallelepipedo con ampi terrazzi, ognuno dei quali piantumato con una o più alberature di dimensioni importanti e mai utilizzate in modo così intensivo (complessivamente oltre 900 specie arboree). Gli alberi formano una scenografia pittoresca ma nell'insieme è una operazione che personalmente non mi convince.

Ora la zona di stazione Garibaldi, corso Como, piazza XXV Aprile e poco oltre corso Garibaldi, è una delle più trendy di Milano, ricca di locali d'intrattenimento e ristorazione. Ma la zona resta una delle più ricche anche dal punto di vista culturale e artistico. C'è da augurarsi che la Milano da bere non prevarichi sulla Milano più profonda e meno appariscente, ma anzi che si possa approfittare di questa nuova vitalità anche per promuovere i percorsi più intimi che portano a visitare la conca dell'Immacolata o "conca delle gabelle", sul naviglio della Martesana (con i portoni di legno identici a quelli disegnati da Leonardo da Vinci e oggi visibili nel Codice Atlantico (f. 240 r-c) conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano), la chiesetta "doppia" quattrocentesca di Santa Maria Incoronata, e San Marco con le sue meravigliose cappelle gentilizie.

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